Spazio al volontariato: Comicom intervista Francesca Nora del CSV Modena

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In questo periodo il Centro Servizi per il Volontariato di Modena è in prima linea per gli interventi attivi di sostegno alla popolazione in seguito alle violenti scosse di terremoto che hanno colpito il territorio.

Avevamo però in cantiere un post su un bel progetto realizzato da poco proprio dal CSV: è il laboratorio di fumetto in occasione di “Dammi spazio”. Il workshop ha visto il coinvolgimento di più di cento ragazzi delle scuole medie superiori interessati da una recente attività di volontariato.

Gli studenti hanno realizzato dei fumetti sulla loro intensa esperienza con il supporto di un nutrito gruppo di autori professionisti (Stefano Ascari, Roberto Baldazzini, Stefano Landini, Ugo Cornia, Marino Neri, Filippo Bergonzini, Massimo Bonfatti, Clod e Cesare Buffagni).

Abbiamo fatto alcune domande a Francesca Nora, del Centro Servizi del Volontariato di Modena.

Com’è nata l’idea di abbinare un laboratorio di fumetti per i ragazzi volontari?

Il Centro di Servizi per il volontariato di Modena Coordina le associazioni di volontariato nel Progetto “Giovani all’Arrembaggio”, progetto che porta nelle scuole percorsi di promozione della cittadinanza attiva. Da tre anni a questa parte organizziamo un evento finale affinché gli studenti che hanno fatto un’esperienza di volontariato grazie al nostro progetto si potessero incontrare e scambiarsi pareri.

L’abbiamo fatto per tre anni all’interno di Ethicae, una manifestazione che faceva il CSV, e poi quando il festival della cittadinanza attiva non si è più fatto per ragioni economiche, abbiamo proseguito questa esperienza di confronto finale in autonomia. Nel 2011 abbiamo chiesto ai ragazzi coinvolti di lasciare un biglietto con suggerimenti per migliorare la giornata finale. La maggior parte di loro ha espresso la soddisfazione provata nel fare volontariato ed essere partecipi di esperienze di solidarietà, ma anche il desiderio di esprimersi direttamente durante la giornata conclusiva.

Ho condiviso con i miei colleghi questo risultato e ho pensato che la realizzazione di un disegno e di una storia fosse un modo efficace per comunicare le esperienze di volontariato; per contesto di vita personale inoltre ho contatti con il mondo del fumetto, quindi mi è risultato abbastanza semplice verificare la fattibilità di questa nuova iniziativa.

E perché proprio il fumetto? Quando si lavora su un progetto accadono coincidenze fortuite che poi la nostra mente collega tra loro : alcuni ragazzi, durante i laboratori che facciamo in classe, hanno parlato della loro passione per il disegno, in casa mia ci sono sempre fumetti di vario genere in giro, e quindi è stata la prima cosa che mi è venuta in mente volendo mettere a disposizione dei ragazzi una forma artistica. A mio parere la creazione di una storia a fumetti è qualcosa di molto fruibile: si era pensato a dei laboratori di espressione teatrale, ma sono più complessi ed è più riduttivo farli nell’arco di una sola giornata. Avendo sperimentato l’immediatezza comunicativa che ha questa forma d’arte, mi sembrava la più adatta. Abbiamo giù utilizzato molte volte immagini e vignette per i laboratori di cittadinanza attiva, e siamo consapevoli che sui ragazzi hanno un impatto molto immediato e adatto al loro modo di comunicare.

Che destinazione hanno i lavori realizzati?

La nostra intenzione primaria era quella di scansionare tutti i disegni e fare una mostra itinerante nei luoghi pubblici, soprattutto facendola girare all’interno delle associazioni di volontariato, i principali portatori di interesse che promuovono il progetto Giovani all’Arrembaggio. Durante la progettazione con Massimo Bonfatti è venuta fuori l’idea di presentarla al Bonvi Parken. Però ad oggi per noi è impossibile avere il materiale pronto, con la questione del terremoto abbiamo cominciato solo ieri a scansionare i disegni, ma sicuramente in futuro molto volentieri faremo in modo di collaborare con il comitato del Bonvi Parken..

Abbiamo pensato di utilizzare le strisce più belle, i disegni più significativi e comunicativi, per fare l’attività in classe con il progetto “Giovani all’Arrembaggio”. Durante l’anno incontriamo mediamente 1500 ragazzi per percorsi sulla cittadinanza attiva, e studiamo attività mirate per le scuole per stimolare una riflessione, stiolare un dialogo tra i ragazzi e i volontari. Nostra intenzione quindi è quella di utilizzare questi disegni nelle attività con gli studenti che non hanno ancora fatto volontariato, per informarli ed eventualmente coinvolgerli nelle attività delle associazioni. Il lavoro che hanno fatto i ragazzi di riportare le loro esperienze in forma di fumetto viene poi riutilizzato per coinvolgere altri. Per noi questo ha un valore molto grande: i ragazzi sono stati non solo fruitori ma autori, e trasmettono dei messaggi agli altri con una forza unica. È una peer education istruttiva, con un’alta potenzialità di coinvolgimento.

Che risposta hanno dato gli autori professionisti a cui avete proposto di partecipare?

Grande disponibilità ed entusiasmo. Si sono resi disponibili da subito nonostante gli impegni personali, e la loro disponibilità a venire incontro alle esigenze del progetto e a mettere a disposizione le proprie competenze artistiche. Per me è stata un’esperienza professionale veramente gratificante: ho riscontrato un interesse reciproco nella cosa.

Sei rimasta colpita dai risultati? Ti è rimasto impressa qualche situazione?

I lavori sono tutti molto belli, alcuni parlano delle associazioni dove è stata svolta l’esperienza, altri invece sono un lavoro di astrazione e di riflessione. Siamo su un livello di profondità significativo per dei ragazzi di 16-17 anni. Questo è stato stupendo. Tantissimi sono stati i materiali, perché i ragazzi erano più di 110 e visionare tutti i lavori è stata un’esperienza molto arricchente. I ragazzi all’inizio erano spaesati perché si trovavano insieme su un tavolo dove non conoscevano l’artista, e gli altri ragazzi. Man mano però l’atmosfera è cambiata completamente all’interno del Lapidario Estense (anche il contesto era di un certo livello), si vedeva il chiacchierare, l’aiutarsi, lo scambiarsi di posto, il fare gruppo: disegnare insieme è stato davvero uno strumento di socializzazione.

Allo stesso tavolo abbiamo fatto in modo di mettere persone che provenivano da istituti tecnici dove c’era una predisposizione al disegno e all’attività più manuale, e altri invece più inesperti, quindi il doversi aiutare a realizzare un progetto è stato una continuità all’attività di volontariato o del creare una cosa insieme. In alcuni casi i ragazzi hanno prodotto una storia da soli, dove invece emergeva la necessità si sono creati dei gruppi di lavoro, ci sono storie che nascono dal lavoro di due-tre persone. La cosa bella è che ci sono stati dei ragazzi che sono rimasti lì a disegnare con i professionisti fino alle 7 di sera, entusiasti. Li abbiamo dovuti mandare via perché dovevano chiudere il Museo!

Secondo te il linguaggio dell’illustrazione e del fumetto si presta in modo particolare a comunicare il mondo del volontariato e dell’associazionismo?

Secondo me sì, assolutamente, perché il mondo del volontariato è un mondo molto variegato, che risponde a bisogni di persone molto diverse, e lo strumento comunicativo del fumetto dà un messaggio immediato che coglie un aspetto fondamentale e lo declina in una storia. È un mezzo molto efficace soprattutto per avvicinare chi il volontariato non lo conosce o chi ha dei pregiudizi. L’empatia poi è un concetto comune: nel fumetto come caratteristica fondamentale del linguaggio, nel volontariato per sua stessa natura.

Il fumetto è un linguaggio che i ragazzi possono fruire ma di cui possono anche appropriarsi come autori dilettanti: ha riscontrato un interesse in questo senso? Il disegno aumenta empatia e riflessione tra i giovani?

Si sono aiutati tra di loro, il laboratorio è stato uno strumento di mediazione e di riflessione. Fare un disegno è un obiettivo che i ragazzi si sono dati, e prima hanno dovuto decidere cosa comuncare attraverso quello strumento. C’è stato un percorso di condivisione e di step per raggiungere la realizzazione.

I fumetti saranno online sul nostro sito appena non sarà esclusivamente dedicato all’emergenza terremoto. I ragazzi si sono organizzati per scansionare i lavori, c’è anche un percorso di responsabilizzazione verso le opere fatte. Troveremo un momento opportuno per una presentazione pubblica, con una mostra e l’inserimento sul nostro sito.

Come si sono autorappresentati i ragazzi nei lavori?

Vi sono le narrazioni di storie che hanno visuuto, che per loro sono state particolarmente significative, oppure hanno rappresentato, elaborato un problema con cui sono venuti a contatto. Ogni associazione in cui i ragazzi hanno collaborato affrontano aree tematiche diverse: ci sono stati ragazzi che hanno fatto delle strisce sul problema dell’alcolismo, o sulla solitudine, perché hanno fatto volontariato all’interno dei centri anziani.

L’esperienza è stata straordinaria, per tutti. Ha raccolto molto entusiasmo, anche da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali che ha offerto lo spazio, in collaborazione con il Museo Civico d’Arte e il Museo Civico Archeologico. È stata la prima volta in cui il Lapidario è stato utilizzato per un’intera giornata per un’attività non proveniente direttamente dalla loro progettazione culturale.

C’è anche un significato storico: Palazzo dei Musei è stato un importante Ospizio per i Poveri della periferia. La storia del luogo ha una forte connessione con il mondo del volontariato e del sociale, è stato una delle prime forme di assistenza civile nella nostra città.

 

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