Continua la ballata del fumetto italiano

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Breve storia del fumetto – Il fumetto in Italia dagli anni Sessanta ad oggi 12° parte

<11° parte
All’inizio degli anni Settanta sono tre le riviste che si dividono il mercato: Linus, Eureka e Il Mago, intanto cresce l’influenza della produzione sperimentale francese (1).

Nel 1974 nasce, da una costola di Linus, Alterlinus, che diventa poi AlterAlter, cosi mentre la rivista madre continua a pubblicare gli autori italiani e statunitensi che la caratterizzano, Alter Alter raccoglie la produzione più recente e innovativa soprattutto dell’aria francese e tre autori argentini che influenzeranno molto il fumetto europeo: Alberto Breccia e la coppia José Muñoz e Carlos Sampayo.

Il primo, considerato già negli anni Cinquanta il miglior disegnatore argentino, compie nell’arco della sua carriera un lavoro di ricerca espressiva fondamentale.

 

Muñoz e Sampayo, disegnatore il primo, sceneggiatore il secondo, sono gli autori della serie poliziesca Alack Sinner, pubblicata in Italia a partire dal 1975.

Si tratta di un poliziesco dal taglio inconsueto, l’investigatore privato Sinner, al centro delle vicende, è un personaggio profondo e complesso, così come lo stile figurativo, “un realismo espressionista che gioca in maniera drammatica il contrasto bianco e nero”(2) e con deformazioni lontane dalla caricatura umoristica.

Muñoz e Sampayo diventano immediatamente un modello destinato a fare scuola, in Italia come in Francia e negli Stati Uniti.

Mentre in Francia sono i primi anni Settanta il periodo di maggiore fermento, in Italia il nuovo corso del fumetto comincia a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, proprio grazie alla spinta dello sperimentalismo francese e nel clima del movimento studentesco bolognese.

Si forma un gruppo di giovani autori che sentono il fumetto come un mezzo espressivo libero dai condizionamenti del mercato. Filippo Scozzari è il componente più anziano, fonda nel 1977 la rivista Cannibale insieme a Tamburini, Liberatore, Mattioli e Pazienza.

Gli stessi autori parteciperanno, tra il 1979 e il 1981, all’esperimento della rivista di satira politica Il Male e, dal 1980, a Frigidaire, mensile che, pur privilegiando il linguaggio dei fumetti, è una rivista di tendenza che si occupa di arte, cultura e politica, soprattutto sotto la direzione di Vincenzo Sparagna. Il gruppo di Cannibale sarà al centro della crescita del fumetto italiano degli anni Ottanta.

La prima produzione, apparsa inizialmente su Cannibale in bianco e nero e successivamente su Frigidaire a colori, è RanXerox, i testi sono di Stefano Tamburini e i disegni di Tanino Liberatore, ma collabora anche Andrea Pazienza. Quest’ultimo è l’autore più innovativo del gruppo, ha grandi capacità grafiche e narrative che coniuga a una immediatezza comunicativa unica, è capace di fondere insieme più registri stilistici per esprimere al meglio la qualità emotiva del momento. Il suo personaggio più noto è Zanardi creato nel 1981, una simpatica canaglia ai confini con la delinquenza che diventa simbolo di una generazione.

Pazienza introduce nel fumetto il genere autobiografico raccontando ne Gli ultimi giorni di Pompeo la propria vita, instaurando con il lettore un rapporto diretto vivo e forte (3). Vanno citati due autori che in questi anni pubblicano su Linus e Alter Alter: Milo Manara, che esordisce nel 1976 con Lo scimmiotto, su testi di Silverio Pisu, che raggiunge la notorietà con fumetti di genere erotico; Attilio Micheluzzi, il quale disegnava già per il Corrierino e il Giornalino, autore di Petra Chérie.

Per quanto riguarda invece la parte più sperimentale delle pubblicazioni di Alter Alter, a parte lo spazio dedicato ai francesi di Métal Hurlant, nel 1983 ospita il gruppo bolognese d’avanguardia Valvoline, gruppo legato agli autori di Frigidaire. Ne fanno parte Carpinteri, Jori, Igort, Brolli, Kramsky e Mattotti. Quest’ultimo è l’esponente di spicco, uno dei più importanti autori italiani contemporanei, il suo stile è contraddistinto da una “ricerca di espressione mediata attraverso l’immaginario visivo pittorico reinterpretato in veste di strumento emotivo,” (4) ed infatti Lorenzo Mattotti è anche illustratore oltre che fumettista.

Igort (Igor Tuveri), che esordisce nel 1982 con Goodbye Baobab scritto da Daniele Brolli, è invece il cuore organizzativo del gruppo, non a caso negli ultimi anni ha fondato la Coconino Press, una delle case editrici più attive e attente, quella che pubblica Gipi (Gianni Pacinotti), in questo momento l’autore italiano di maggior talento.

Altre riviste nascono agli inizi degli anni Ottanta, come Totem, Orient Express, L’eternauta, Comic Art, Dolce Vita. Ma già a partire dal 1985 questa stagione si chiude, gli autori italiani più noti lavorano prevalentemente fuori dall’Italia, le riviste entrano, scompaiono le riviste che per venti anni erano state il luogo del rinnovamento.

Rimangono in campo i grossi editori del fumetto mainstream: Astorina con Diabolik, Bonelli, Disney. Disney fa storia a parte, una storia poco legata agli eventi del fumetto italiano, dal 1986 riprende il controllo diretto della produzione italiana, togliendo i diritti alla Mondadori. È complicato parlare di originalità nel caso degli autori Disney, ma va detto che, a partire dagli anni Cinquanta, il contributo della scuola italiana e di autori come Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi e, più tardi, Giorgio Cavazzano, è stato importante, forse addirittura il più interessante tra gli anni Sessanta e Settanta, ed oggi una parte della produzione che Disney distribuisce in tutto il mondo è italiana. (5)

Bonelli a sua volta ha avviato un rinnovamento tematico e stilistico, spesso assorbendo autori e caratteri del fumetto meno commerciale, producendo titoli più complessi come Martin Mystère o Dylan Dog, ed entrando anche in libreria con raccolte in cartonati costosi di storie particolarmente riuscite.(6)

Mancano da questo momento gli spazi in grado di ospitare e proporre i nuovi autori che pure esistono. Altri piccoli editori riescono a crearsi una nicchia con personaggi e titoli nuovi mentre compaiono i manga, i fumetti giapponesi che in poco tempo conquisteranno il mercato.

(Marco De Giorgio)

(1) Franco Restaino, Storia del fumetto – da Yellow Kid ai manga, op. cit. pp. 303-304

(2) Ivi, p. 308

(3) Daniele Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, op. cit. pp. 121-122

(4) Ivi, p. 138

(5) Ivi, p. 49

(6) Franco Restaino, Storia del fumetto – da Yellow Kid ai manga, op. cit. p. 31

 

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