Quando in posta Robin Hood mancava il bersaglio

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Ve la ricordate la campagna di Poste Italiane per BancoPosta Più, con Robin Hood in stile fumetto anni ’40? Era diventato anche un format pubblicitario dove Massimo Ghini, diretto da Virzì, interpretava l’eroe di Sherwood, che in pausa lavoro andava agli sportelli e scopriva le offerte. Il messaggio era un po’ ambiguo, tanto più nella rappresentazione illustrata che non metteva in scena una vera e propria storia: Robin Hood, che ruba ai ricchi per dare ai poveri, cosa sta facendo? Sta rapinando la sorridente cassiera? Sta minacciando qualcuno che non vediamo, dietro di noi?

Il fumetto, soprattutto se confrontato con la qualità del complesso lavoro di Lewis Throndeim per le Poste francesi, manca letteralmente il bersaglio comunicativo, con buona pace dell’infallibile mira di Robin (un confronto fatto da Matteo Stefanelli in questo post).

Le Poste Italiane, con l’immaginario del fumetto, ci hanno poi riprovato, immergendosi nel mondo del licensing per mostrare la possibilità di personalizzare con qualsiasi immagine la carta prepagata Mypostepay: testimonial Lupo Alberto e Marta, Diabolik, Sturmtruppen, Nick Carter.


 

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