Packaging a fumetti

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La prima testimonianza del packaging risale al 1035, quando un viaggiatore persiano al Cairo notò che nei mercati il cibo e le spezie venivano avvolti nella carta dal venditore. Da allora di strada ne è stata fatta parecchia, anche se la sua vera diffusione, anche in altri materiali, avviene nel XIX secolo.

A volte si conserva anche il contenitore, per la sua ricercatezza, il piacere della creatività nell’apertura, per un suo possibile reimpiego suggerito – o meno – dalla sua stessa forma.

Giocare con il design, l’ergonomia, i materiali è diventato un universo che invitiamo a scoprire. I fumetti sono stati ampiamente coinvolti: per una loro divertente riconoscibilità, per il carattere di quotidianità che hanno le strisce, perché evocano una serie di valori e di emozioni accattivanti, che parlano all’immaginario collettivo.

I supereroi in genere sono sempre ottimi strumenti di marketing. Esprimono eccezionalità, coraggio, potere.

Batman allora può sorseggiare del latte alla fragola ed esserne il contenitore (elaborazione dello studio russo Hattomonkey, 2008).

Un meno ironico Iron Man riveste con le sue avventure la confezione del profumo maschile Only The Brave Limited Edition di Diesel, che nel suo sito web si sbizzarrisce sull’estetica supereroistica avendo già cavalcato la moda di Capitan America.

Un gruppo di fumettisti di casa nostra invece hanno prestato la loro mano artistica per una serie di prodotti Made in Italy per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Il progetto si chiama I Divi (Associazione Slowcomix) ed è aperto a proposte.

Ognuno ha sviluppato un personaggio storico che ha fatto l’Italia, all’insegno della satira e dell’umorismo (anche) nero: Ausonia disegna il volto del Duce sull’olio di ricino Dux Nobis, Massimo Giacon il fusto di detersivo “super slavante” Cavour, Tuono Pettinato il rompicapo Joe Litty, il Dr. Pira la lattina di pasticcio di mare Agostino Depretis, ecc.

Sorge qualche dubbio sull’effettivo contenuto dal contenitore…

Poi ci sono case editrici, fondazioni e musei dedicati al fumetto che producono packaging personalizzati per brandizzare prodotti che viaggiano oltre i soliti canali: è il caso della Fondazione Marc Sleen, belga, che in occasione di Bruxelles capitale mondiale della birra, ha realizzato la Nero Beer, con la grafica del detective a fumetti creato dall’autore.

Gli esempi si sprecano, nella storia: negli anni ’70 si potevano masticare i chewingum Marvel, che contenevano microscopici fumetti a colori.

In Italia i ricordi affondano nel tempo:  la Girella Motta con Toro Farcito e il malefico Golosastro, il gatto Isidoro con i biscotti Grisbì, il Piccolo Mugnaio Bianco innamorato della morbida Clementina direttamente dalla matita di Grazia Nidasio…

 

 

 

3 Responses

    • Comicom

      22 novembre 2011 17:31

      Beh, contiene il gelato, anche se tecnicamente non è packaging! Certo, il biscotto-vignetta ha fatto storia…

      Rispondi

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